Cosa vorrei che fosse Senso Comune? Vorrei fosse, innanzitutto, amore per la propria terra, come da tempo non se ne percepiva. Soprattutto da parte di coloro a cui la propria terra natia ha spesso voltato le spalle: le nuove generazioni. Quelle costrette ad una vita peggiore rispetto ai propri padri, quelle che si trovano, sempre più spesso, negli ultimi anni di fronte al dilemma: “partire o restare?”. Ecco che in queste condizioni e dal loro punto di vista la scelta di amare la propria terra risulta ancor più difficile e al tempo stesso significativa, se si aggiunge anche una campagna mediatica durata almeno 2 decenni volta ad esaltare l’individuo e la sua libertà, ma al contempo a distruggere il senso di appartenenza dei singoli popoli (e si aggiunge, nel precipuo per l’Italia, la morale calvinista europeista che la rilega a perenne caricatura di sé stessa).
A pochi giorni dall’arrivo di Senso Comune in Umbria, personalmente vorrei che la seguente dichiarazione d’amore per il Cuore d’Italia fosse il manifesto del nascente circolo umbro. Umbria che è tornata ad essere, nel disinteresse generale, terra senza futuro da cui emigrare, come se la cosa fosse normale e non generasse ferite in chi parte e in chi rimane assai profonde.
Qui riporto alcuni tratti di un dialogo via chat tra me ed una mia amica conterranea umbra che da tempo si è stabilita all’estero e che con le sue parole, inaspettate, mi ha emozionato e dato un po’ di speranza in più.
Lei: “Abitare fuori mi ha reso ancora più interessata al mio paese…così interessata che a giugno torniamo e proviamo a stabilizzarci in Italia”.
Io: “Ci vuole tanto coraggio e tanto amore per far questo. È bello quello che dici
Se ne vanno tutti schifati e parlano malissimo dell’Italia anche se vivono qua e secondo me esagerano
Tutti hanno pregi e difetti e vedere solo i difetti ci fa malissimo”.
Lei: “È proprio vero! All’inizio devo dire che ero stanca e scoraggiata, quindi me ne sono andata…una volta all’estero ho avuto la possibilità di conoscere quello che gli stranieri pensano del nostro paese e di noi italiani e grazie a loro ho riacquistato fiducia….non si spiegano il motivo per cui io me ne possa essere andata…ovviamente a grandi linee cerco di spiegarlo ma comunque dall’estero i pregi che il nostro paese ha sono molto più evidenti”.
Lei: “Quello che spero è di tornare e portare con me questa nuova consapevolezza maturata fuori…alcuni trovano questa forza rimanendo in Italia…altri, come me, hanno bisogno di farsi un giro e vedere come funziona fuori per apprezzare di più quello che c’è di buono a casa propria”.
Io: “È una somma a zero… sono cresciuto con il mito dell’estero, come un meridionale cresce con il mito del nord Italia… Progresso, civiltà, modernità, poi capisci che hai tanto, troppo per andartene…
Lei: “Ma comunque sono dell’idea che a tutti i ragazzi italiani farebbe bene un’esperienza all’estero…perché vedo tanti giovani demoralizzati e con poco coraggio…andare fuori fa veramente capire quanto di buono c’è in Italia…per me è stato un modo di ritrovare l’entusiasmo…comunque grazie!”.
Non ci mancherà il da fare persino nella piccola Umbria.
Dedicato a chi parte e a chi resta, sempre di coraggio parliamo.