Cultura | Economia

Per un accesso alla rete pubblico e gratuito

Perché l’accesso a internet dovrebbe diventare un diritto universale? Perché oggi le nuove idee passano da lì. Perché internet è un mezzo di emancipazione importante, perché attraverso internet si possono giocare molte battaglie, promuovere cambiamenti degni di rilevanza oggi e nel futuro. Questi sono solo alcuni dei motivi per cui nessuno dovrebbe essere escluso dal diritto di accedervi.

Se contestualizziamo tale riflessione a questo periodo contraddistinto dal Covid19, ci rendiamo ben conto di quanto sarebbe diversa la nostra vita senza l’accesso ad internet. 

Pensiamo alla scuola: per poter formare i ragazzi è necessario che essi abbiano una buona connessione a casa. Purtroppo, come abbiamo potuto constatare, ci sono ancora case in cui una buona connessione internet è un lusso. Questi stessi ragazzi vivono un doppio, triplo isolamento, sia per la formazione scolastica, sia per la formazione e l’informazione autonoma che avviene attraverso tutti gli stimoli culturali e ludici che si possono trovare online, sia per le relazioni sociali, che in mancanza di luoghi fisici per esprimersi, avvengono unicamente sulla rete, attraverso i social. Basterebbe riflettere su questo per capire già oggi quanto sia necessario, vitale, che la rete sia un diritto di tutti e non un elemento discriminatorio. 

Pensiamo alle persone ricoverate per Covid19. Sono, ammalate, sole, impaurite perché non conoscono l’evoluzione della patologia infettiva, in stanze chiuse ed isolate senza poter ricevere una visita dai loro cari. Per alcune l’ultimo contatto avverrà solo grazie a dispositivi collegati alla Rete. Anche negli ospedali in questo periodo emerge con forza questa necessità. 

Formazione, informazione, relazione, cultura, scambio, politica, non sono da fruire passivamente, ma anche da costruire attivamente, la Rete è per sua natura partecipativa. 

Cosa potrebbe fare lo Stato per i propri cittadini per assicurare questo diritto? Infrastrutture, welfare e sostegno allo sviluppo.

Come le strade, lo Stato dovrebbe costruire le strade di internet, ma non solo le autostrade che collegano Roma a Milano, ma anche le stradine di montagna che portano internet ad ogni cittadino, indipendentemente dalla zona geografica di nascita o di residenza. Lo Stato dovrebbe abbattere ogni barriera che impedisce alle persone di accedere ad internet.

Dobbiamo pensare all’infrastruttura di internet come abbiamo pensato alla rete idrica o energetica del Paese. È una forma di discriminazione non permettere (a chi vive ad esempio in montagna) di accedere alla Rete in maniera semplice, efficace ed economica.

Lo Stato dovrebbe ridurre, se non eliminare, anche le barriere economiche che impediscono l’accesso ad internet con un piano di welfare specifico. Chi non se lo può permettere deve poter accedere al wifi gratuito in casa propria. Ci vogliono politiche di welfare specifiche per l’accesso ad internet continuativo e agevole per tutti gli studenti che non possono permetterselo. La scuola senza un utilizzo appropriato di internet è una scuola arretrata.

Lo Stato dovrebbe considerare una rete di welfare solida per chi non può accedere ad internet come per chi perde il lavoro.

Lo Stato dovrebbe prendersi cura di se stesso inoltre. Come è possibile che ci siano ancora wifi pubblici nelle città o nelle strutture pubbliche, ad esempio negli ospedali, che non funzionano? Lo Stato deve curare la propria immagine digitale così come quella istituzionale e materiale.

Infine lo Stato deve sostenere e promuovere chi studia e si applica a rendere internet un luogo migliore. Bisogna aiutare chi si occupa di infrastrutture aperte e condivise, come chi si occupa di applicazioni software per lo sviluppo della società (in ottica materiale, culturale, sociale e morale). 

Con la giusta cultura digitale, la Rete può essere veicolo di promozione di valori come inclusione, rispetto, libertà e creatività, solo per citarne alcuni.

Iniziamo a prendercene cura adesso. Rivendichiamo il nostro diritto universale alla Rete. Chiediamo allo Stato di evolvere, di abbracciare la nuova era e di tutelare i diritti dei propri cittadini. Solo uno Stato moderno e digitale può sopravvivere nell’era che verrà che sarà contraddistinta dall’avanzare delle tecnologie e dalla creazione di comunità sempre più influenti online.

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