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Il giuramento dei Fernández: chi c’era, chi non c’era e quale messaggio per l’Argentina del futuro

11 Dicembre 2019

Dopo il sorprendente annuncio del governo di Benjamin Netanyahu che Israele non avrebbe inviato rappresentanti ufficiali all’assunzione presidenziale di Alberto Fernández, è importante rivedere quali siano stati i presenti e gli assenti alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente. Sebbene non sia che un atto di protocollo, segnerà in qualche modo le relazioni internazionali che il governo argentino svolgerà nei prossimi anni.

Il caso di Israele, sebbene alcuni media abbiano cercato di metterlo in relazione con posizioni riguardanti l’Iran, ha a che fare con la situazione interna che il governo di Bibi sta attraversando. Il leader del Likud è precipitato all’inizio di quest’anno nel mezzo di una crisi politica che potrebbe costringerlo a convocare nuove elezioni a breve, quindi tutti i membri del governo devono rimanere nel Paese. Secondo le dichiarazioni ufficiali, non ci sarebbero altri motivi oltre a quello per non aver inviato rappresentanti all’insediamento del presidente argentino. Israele è un alleato fondamentale per gli Stati Uniti, oltre ad avere storicamente buoni rapporti diplomatici con l’Argentina. Gli attacchi all’AMIA e all’ambasciata israeliana a Buenos Aires sono ancora temi estremamente delicati che uniscono entrambi i paesi.

Luis Lacalle Pou, da poco eletto presidente della Repubblica Orientale dell’Uruguay, ha presenziato con l’attuale governo e rappresentanti del Frente Amplio. È stato accompagnato da Tabaré Vázquez e dall’ex presidente José Mujica, insieme a sua moglie, la vicepresidente uscente Lucia Topolansky. Sebbene Fernández avesse sostenuto il candidato del Frente Amplio, Daniel Martínez, alle elezioni uruguaiane, i rapporti con Lacalle sono buoni. Nei prossimi anni il legame tra Argentina e Uruguay sarà essenziale a causa dell’importanza degli scambi commerciali per entrambi i paesi nell’ambito del Mercosur. Sebbene Lacalle, insieme a Benítez del Paraguay e Bolsonaro in Brasile, sia a favore di una maggiore flessibilità del blocco e della firma di accordi di libero scambio con gli Stati Uniti e l’Unione europea, non può permettersi di trascurare le relazioni storiche con l’Argentina.

Jair Bolsonaro non si è fatto vedere. Nelle ultime settimane, il suo ministro degli Esteri, Ernesto Araújo, aveva persino minacciato di sospendere l’Argentina dal Mercosur se lo avesse ritenuto necessario. A sua volta, il presidente brasiliano ha duellato molte volte a distanza durante la campagna presidenziale argentina con la sua attuale coppia presidenziale, Fernández/Fernández.  Tuttavia le relazioni tra Brasile e Argentina non possono essere congelate. Ci sono molti interessi condivisi da entrambi i paesi. Per il Brasile, l’Argentina rappresenta il terzo partner commerciale, appena dietro gli Stati Uniti e la Cina, mentre per l’Argentina il gigante sudamericano è il primo partner politico commerciale e storico. Fernandez aveva visitato Lula in prigione durante la campagna, gli aveva dedicato la sua vittoria presidenziale mentre era ancora in prigione e celebrato il suo rilascio. I settori più pragmatici di entrambi i governi hanno già avviato il processo di riavvicinamento, tra cui il presidente della Camera dei deputati brasiliana, Rodrigo Maia, che avrebbe già mantenuto i contatti con il suo collega Sergio Massa. Così come i gruppi di imprese con interessi in entrambi i paesi e le linee diplomatiche intermedie. Comunque non ci sono ancora gesti di rilassamento di Bolsonaro verso l’Argentina.

Nel mezzo di un contesto regionale estremamente travagliato, i presidenti che parteciperanno all’acquisizione non sono confermati. Sebastián Piñera, che è stato invitato, ha manifestato difficoltà a causa della grave situazione sociale che sta attraversando il Cile, in un clima di proteste popolari e repressione della polizia che dura ormai da diversi mesi. Presente il paraguayano Mario Abdo Benítez, politicamente vicino a Bolsonaro.

Un’altra delle presenze importanti è quella del presidente cubano, Miguel Díaz Canel. Fernández è determinato a riprendere fluide relazioni bilaterali con la Repubblica di Cuba. Quindi è stato anche invitato il presidente del Partito comunista ed ex presidente Raúl Castro, che non ha potuto partecipare ma ha salutato il suo successore che partiva per l’Argentina dall’aeroporto José Martí.

Su suggerimento del ministero degli Esteri uscente, né Nicolás Maduro, né il presidente iraniano Hasan Rohaní sono stati invitati. Fernández ha deciso di fare lo stesso con la presidente boliviana di fatto Jeanine Añez. L’Argentina non riconoscerà un governo legittimo in Bolivia fino a quando non si terranno nuove elezioni. Ciò marca chiaramente la differenza con la politica estera di Cambiemos [il partito del presidente uscente, n.d.r.]. Macri ha recentemente parlato di “presidente eletto”, riferendosi ad Añez, che non ha nemmeno partecipato alle ultime elezioni presidenziale. Ma non ha partecipato all’investitura nemmeno Evo Morales, come era stato detto alcune settimane fa. Anche Lula Da Silva è stato assente con preavviso. Entrambi gli ex leader non partecipano perché preferiscono preservare le complesse e mutevoli relazioni dei rispettivi paesi con lo Stato argentino. La verità è che, come ha affermato il ministro degli Esteri Felipe Solá, si è trattato di una cerimonia di protocollo e non tra “amici”. Anche se l’ex presidente Dilma Rousseff è stata presente.

Potenziali alleati del governo argentino, chiavi per la rinegoziazione del debito con il FMI come Pedro Sánchez della Spagna o Emmanuel Macron della Francia non hanno partecipato, ma inviato rappresentanti ufficiali. Né è arrivato il presidente russo Vladimir Putin. Una delle scommesse della Russia è quella di riprendere le relazioni bilaterali con l’Argentina e i suoi interessi in Vaca Muerta [zona di pozzi petroliferi, n.d.r.], praticamente congelati durante il governo Macri.

Arken Imirbaki, vicepresidente del Comitato permanente dell’Assemblea nazionale del popolo, ha rappresentato Repubblica popolare cinese. Imirbaki è terzo nella linea di successione del presidente Xi Xinping. Quindi la sua presenza dimostra l’importanza che l’Argentina ha per il governo cinese. Si prevede che si approfondiranno le relazioni tra i due paesi col nuovo governo. Mentre Donald Trump ha inviato il suo segretario alla salute, Alex Azar.

Le sfide di politica estera che il nuovo governo deve affrontare sono grandi. In un mondo di fenomeni sempre più complessi, e nel mezzo di un’ardua rinegoziazione sulla questione del debito estero, le alleanze diplomatiche saranno fondamentali. Per ora, i passi fatti sembrano andare nella direzione giusta.

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