Cultura | Politica

In Italia, l’uguaglianza innanzitutto

16 Settembre 2017

Proponiamo la traduzione di questo articolo uscito nell’ultimo numero del settimanale francese Politis (pp.24-25) in cui si parla di noi.

Messi di fronte a una sinistra andata in frantumi, alcuni militanti e intellettuali pensano a un populismo democratico e progressista, l’inverso dell’“infernale” Movimento Cinque Stelle

Si può ben dire che dopo cinque anni al potere la coppia François Hollande/Manuel Valls abbia profondamente deteriorato la sinistra non comunista o socialdemocratica. Ma cosa dire dei danni provocati dal social-liberale Matteo Renzi in Italia?

Erede del potente PCI, il pallido Partito Democratico, il cui nome segnala la fascinazione statunitense dei suoi fondatori, era votato sin dalla sua creazione a realizzare l’unità di una gran parte della sinistra italiana, dall’ala progressista della vecchia Democrazia Cristiana fino agli ex-comunisti pronti ad abbandonare il loro nome e il riferimento diretto al marxismo. Dopo una lunga deriva verso il centro, la presa del suo controllo da parte del cattolico autoritario Matteo Renzi, presto seguita dall’arrivo di quest’ultimo alla Presidenza del Consiglio, porta definitivamente a termine la dissoluzione ideologica di un partito la cui sola ragion d’essere non era altro che mantenersi al potere.

La sconfessione popolare del Governo Renzi – una coalizione contro natura con degli ex-berlusconiani apparentemente “moderati” – fu sferzante nel dicembre 2016, quando gli italiani rigettarono per via referendaria il progetto di riforma della loro Costituzione, volto alla soppressione del Senato, ma anche a riformare il diritto del lavoro. Da allora, la sinistra italiana non ha cessato dividersi, per non dire disaggregarsi, in molteplici formazioni. Si annoverano così oggi, alla sinistra del Partito Democratico, non meno di sette partiti, formazioni o movimenti, certi provenienti da scissioni del PD. Di fronte a questa situazione, sono numerosi i militanti che osservano con invidia le esperienze estere di successo, prima di tutto sul versante di Syriza (la sua lista alle elezioni europee, “L’Altra Europa con Tsipras”, ha ottenuto tre eurodeputati nel 2014), poi di Podemos e oggi della France Insoumise.

Giovane movimento costituitosi quest’anno, Senso Comune (che non ha niente a che vedere con l’esecrabile Sens Commun francese [movimento politico cattolico tradizionalista, ndt]!) è composto da qualche centinaia di militanti di diverse tendenze, dal movimento dei centri sociali autogestiti alle piccole organizzazioni di un’estrema sinistra più classica. Esso annovera anche un certo numero di giovani universitari, spesso di facoltà straniere, in primis anglo-sassoni. Così, due dei principali fondatori provengono dal King’s College di Londra (Paolo Gerbaudo) o dal Centro di ricerca di filosofia politica dell’Università dell’Essex, fondato decenni fa da Ernesto Laclau (Samuele Mazzolini).

“Lavoro con gli eredi, o meglio i discepoli, di Laclau”, ammette con un sorriso Mazzolini, oggi vicino a Chantal Mouffe, filosofa belga vedova di Laclau e principale teorica di un “populismo democratico fondato prima di tutto sulla promozione dell’idea di uguaglianza”, secondo le parole dello studioso italiano. È in effetti proprio la volontà di una simile costruzione che anima questo giovane movimento, la cui prima università estiva si è tenuta dall’8 al 10 settembre vicino Perugia, in Umbria.

Politologi francesi o rappresentanti spagnoli di Podemos erano invitati a dibattere dell’idea di populismo con i militanti italiani, al fine di consolidare le basi ideologiche di un termine complicato da capire. In particolare in un Paese in cui una parte dello spazio politico potenziale è già occupato dal Movimento Cinque Stelle del “comico” – sempre meno divertente – Beppe Grillo, che ha sedotto molti astensionisti e delusi dei partiti tradizionali, a sinistra in particolare, grazie a un discorso ecologista e anti-corruzione. Di contro, oggi, il M5S concentra il proprio discorso contro i migranti e si mostra sempre più per quello che è: un movimento populista chiaramente di destra. Da ciò la volontà di Senso Comune di promuovere un populismo “progressista”.

Samuele Mazzolini sottolinea che “non si tratta d’importare un modello dall’estero, ma di costruire un movimento populista fondato sulle rivendicazioni popolari e sulla base di un “primato della politica”, come direbbe Laclau. Il nostro populismo non denuncia soltanto la casta politica, ma anche le grandi imprese e le oligarchie. Il nostro populismo rifiuta di avere come solo obiettivo l’unità della sinistra, formula che in Italia è diventata sinonimo di autoritarismo, e deve promuovere temi come la salvaguardia dei servizi pubblici, la protezione dei salariati e la messa in atto di una politica di rilancio”.

Resta da capire se una tale ambizione sia possibile – e se Senso Comune possa essere il punto di partenza di una tale trasformazione – di fronte a un M5S che domina tutti i sondaggi.

 

Traduzione di Sirio Zolea. 

Articoli Correlati

La politica non è morta, è la democrazia che è in crisi

La politica non è morta, è la democrazia che è in crisi

Da qualche giorno su giornali e tv si canta il requiem alla politica. Alla notizia dell’incarico a Draghi è partita la competizione per la migliore omelia funebre. La manovra di Italia Viva e la crisi di governo vengono descritte essenzialmente come questione di...

Social: assalto alla democrazia

Social: assalto alla democrazia

L’assedio di Capitol Hill ha scioccato il mondo intero, rimasto basito a guardare l’assalto a quello che viene considerato il tempio della democrazia occidentale. La folla, aizzata dal Presidente Trump, è riuscita, per ben sei ore, a tenere sotto scacco il Congresso,...

Per un populismo ecologista

Per un populismo ecologista

Dall’(eco)comunità al nazional-popolare la contro-egemonia opera su diversi livelli, poiché possono coesistere la costruzione populistica del nazional-popolare con la visione decentrata del populismo. Dobbiamo tuttavia il concetto di contro-egemonia a quello di...